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PRIMO TOUR DEI DELITTI

con attori e figuranti.

I N T R O D U C I N G

Prossimo Tour

Mercoledi' 12 GIUGNO 2013

 

Prenotazione e pagamento 

IL DELITTO di DIABOLIK

 

Torino.

Riaperto il caso di “Diabolic”
E' stato riaperto il caso riguardo il delitto di via Fontanesi, ad opera di uno spietato assassino che inviava lettere e messaggi alle autorità firmandosi Diabolic, ispirando così anche il fumetto-giallo delle sorelle Giussani.
20 gennaio 2013- Quasi sessant'anni dopo, il delitto di via Fontanesi, datato 25 febbraio 1958, torna a far parlare di sé.
Si sa, d'altronde, che ai casi irrisolti non si può mai porre la parola “fine”; soprattutto se l'assassino si fa chiamare"DIABOLIK"

 

Csi On tour se ne occuperà a bordo del suo bus il 12 Giugno 

non perdetelo

La vera storia di Diabolik
Diabolik ha da poco compiuto 50 anni ma stiamo parlando di quello vero non del fumetto.

Un l' assassino che, uccise un giovane a Torino e sfidò la polizia di allora lasciando dopo i delitti delleì lettere. Firmate «Diabolich». Erano scritte da una specie di enigmista in erba,in una specie di linguaggio crepitato.

Diabolich conquistò subito le pagine dei giornali italiani e stranieri, soprattutto francesi e americani. E l' eco fu così ridondante da ispirare il famoso fumetto che di diverso aveva solo la «k», molto moderna per quei tempi fumetto che divenne un cult di una generazione. Il vero delitto compiuto a Torino, in via Fontanesi 20, quartiere Vanchiglia,porta la data del 25 febbraio 1958, un martedì. Mario Giliberti,operaio Fiat di 27 anni, venne ritrovato morto dissanguato, era avvolto in un lenzuolo,e giaceva sul pavimento della sua camera da letto al pianterreno, nel retro di un calzolaio. L'uomo era stato colpito dal suo assassino con ben undici fendenti ma l' arma del delitto non venne mai ritrovata. Attaccato al  pomello di un armadio un biglietto scritto solo per metà: «Troverete l' assas...~».


Se si interrogano i più anziani residenti del borgo,qualcuno ricorda ancora il fatto che fece molto parlare e discutere lì intorno.Molti però non ricordano l'epilogo del fattaccio. Giliberti era un "meridionale" cosa che i giornali dell' epoca segno della mentalità poco aperta verso lo "straniero" non mancavano di sottolineare. Era originario di Lucera, in provincia di Foggia. Una vita riservata, una fidanzata a Lodi, dove aveva prestato servizio militare, un bel gruzzolo di risparmi che fecero pensare a una rapina o a un giro di prestasoldi. Quando venne ritrovato gli esperti dissero che era già morto da almeno una decina di giorni.

Appena compiuto l'assassinio,il colpevole sperava di "leggersi" su tutti i giornali,ma non essendo ancora stato trovato il cadavere non comparve nulla e ciò parve disturbarlo moltissimo al punto che il 24 Febbraio telefonò al quotidiano La Stampa per dire che aveva ucciso un uomo sulla via Di Po,e inviò anche una lettera sempre criptica dando precise indicazioni per trovare il cadavere.Nella missiva spiegava anche il movente,ma per una beffa del destino il corpo di Giliberti fu invece rinvenuto dal portinaio e dallo zio prima dell' arrivo della lettera.



Il nostro racconto termina quì per non togliere la suspence prima del giro.

Vi aspettiamo numerosi.

 

C.S.I. On Tour (Crimini Storici Italiani)

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